Un primo livello è solitamente riconosciuto nella troposfera, definito dall'influenza del substrato geografico, che è noto come strato limite planetario. È dominata dalla turbolenta miscela di aria, generata dall'attrito permanente con la superficie ruvida del terreno e dal sollevamento convettivo delle bolle d'aria quando riscaldate.
Questo strato è convenzionalmente assegnato a altezza da 600 a 800 m, ma può variare da poche decine di metri a uno o due km, a seconda di fattori diversi come topografia, rugosità superficiale, natura della copertura vegetale, intensità del vento, grado di riscaldamento o raffreddamento del suolo, avvezione di calore e umidità, eccetera. Durante il giorno l'apporto termico e la conseguente miscelazione verticale dell'aria aumentano lo spessore dello strato limite, che raggiunge la sua massima altezza nel primo pomeriggio; durante la notte, invece, il raffreddamento del suolo previene le turbolenze e il suo spessore si riduce.
A volte, inoltre, la struttura verticale dello strato limite consente di differenziare più livelli:
1) a strato laminare molecolare, a contatto con il terreno, spesso appena pochi millimetri, dominato dagli effetti della viscosità superficiale;
2) poi a strato turbolento alte diverse decine di metri caratterizzate dall'intensa turbolenza dell'aria; Y
3) il livello superiore, dove viene chiamata la forza di Coriolis sul vento mantello ekman.
Già al di sopra si trova la troposfera libera, con aria più pulita e meno densa, dove la temperatura scende ad una velocità media di 6 ºC / km.